Noi

Ci siamo riconosciute tra le parole femministe nel web e ci siamo incontrate nella realtà.
Abbiamo deciso di dare vita a un percorso collettivo, che ha attraversato diverse fasi ed anni di attività.
In questo esperimento si sono intrecciati e sono cresciuti legami politici e di amicizia.

Noi tre partivamo da una riflessione sui corpi di donne, e dall’esigenza di ricominciare a pensare con gli strumenti del femminismo.

In un primo momento ci è sembrato possibile ritrovarci con le nostre esigenze in un progetto tematico in cui convergevano altre donne con storie e formazioni diverse.

Progressivamente sono emerse differenti sensibilità, e differenti modalità nel tracciare il percorso avviato.

Tali divergenze si sono infine rivelate non riducibili.

Attraversare questa esperienza ha rafforzato in noi il desiderio e l’esigenza di radicare il nostro percorso nelle pratiche  femministe e nella riflessione femminista.

Vorremmo, in questo spazio, tessere parole come fili, immaginandolo come luogo d’incontro e di approfondimento di idee e di storie.

 

Maria Fiore, Maria Grazia Mauti, Paola Mazzei

 

Manifesto

vogliamo farlo in un luogo nuovo

Ci siamo, ci siamo sempre state.

Ci siamo

con il patrimonio ricevuto dal femminismo, con le sue parole nuove, le analisi e le pratiche che ci hanno fatte rinascere, con la potenza dei discorsi.
Tristemente vediamo ridurre e mortificare il femminismo in una lotta in cui le forze vengono sollecitate da un’economia che non ci appartiene, che ci vuole perdenti e stanche; è un’economia che ci spinge alla difesa, che ci arresta là, ci tiene all’angolo in pose di resistenza che non ci permettono di avanzare.

 

Leggiamo

il presente riattualizzando il pensiero femminista, recuperando quella voglia e capacità di costruzione di senso, il porsi in ascolto alla ricerca di soluzioni creative non escludenti, capaci di moltiplicare energie, di trovare risonanza nell’altra in una relazione di scambio LEALE.

 

Sentiamo

il bisogno ora, oggi, di tornare dove siamo nate, di riattraversare la nostra cultura, quella che ci voleva fortemente tenere insieme, senza ingenuità, con l’unica certezza di volerci stare, a tutti i costi.

 

Sappiamo

che quando il passo si è fatto svelto, quando si è spinto lo sguardo così lontano, non si può tornare indietro e per non tornare indietro dobbiamo avere il coraggio di scegliere quello che desideriamo ci tenga insieme e buttare via quello che ci distoglie, ci usa, ci lascia immobili e ci affanna il respiro.

 

Ci tengono insieme

un principio di desiderio e un’etica delle relazioni che non ammette più storture: il nostro sguardo non è tenuto insieme dalla violenza, né vogliamo più solo difenderci, non ci interessano meriti e gerarchie.

 

Separatiste, femministe, lesbiche

riconosciamo autorevolezza a quelle che prima di noi ci hanno indicato una strada percorribile; riconosciamo valore alle femministe che hanno saputo stratificare in noi un sapere e una coscienza autonomi, che non si sono riconosciute nel sistema dei “titoli” di derivazione maschile, che hanno saputo darsi strumenti propri e che hanno voluto condividerli con noi.
Riconosciamo autorevolezza alla nostra storia, ed alle nostre pratiche politiche.
Rifiutiamo ogni forma di autorità che si basa sul potere e non sul sapere, sui ruoli e non sulle relazioni, sui numeri e non sulle pratiche.

 

Desideriamo

un progetto politico strutturale, vogliamo occuparci, ognuna seguendo le proprie mosse, di politica, lavoro, immaginario, soggettività, linguaggio, rappresentanza, comunicazione, memoria; vogliamo farlo in un luogo nuovo, sicuro, nostro.